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mercoledì 13 agosto 2008

Cortona - Siena - San Gimignano: Viaggio nella bellezza

Le 17.00 di martedì 12 agosto 2008; mi accingo alla scrittura del diario post-avventura della durata di un giorno e mezzo attraverso il Senese con Francesco Bogliari, conosciuto anche come "il mi babbo", con il quale ho potuto ammirare splendidi paesaggi, degustare piatti al contempo semplici e ricchi di sapori, catturare magnifiche vedute illuminate da tramonti tracciati a perfezione dalla mano della natura, quasi a sfumare nella semplicità degli alberi verdi sui quali piccoli volatili trovan pace e serenità.
Nella prima tappa, Cortona, abbiamo avuto l'onore di avere con noi lo zio Gianfranco, che con la sua gran cultura e la sua semplicità nel divulgarla, ci ha trasportato in un viaggio artistico che ha avuto come incipit l'Annunciazione del Beato Angelico: silenzio iniziale, poi versi onomatopeici che in qualche modo cercavano di esprimere il nostro stupore di fronte a tanta bellezza e infine la spiegazione ricca di dettagli. Le vesti drappeggiate che rendono corposi le figure umane, il colore dorato (adoperato più per fini "commerciali" che artistici), la domanda dell'angelo e la risposta della vergine scritta al contrario, i singoli dettagli presenti nella sequenza di episodi che comunicano fra loro, divisi da strutture architettoniche che non spezzano l'armonia della scena, i simboli cristiani dipinti con gran cura, la simbologia rappresentata dalla cacciata dall'eden fino alla salvezza (con la nascita di Cristo), il cielo stellato che si interseca con la cornice definiscono tale opera come tra le più belle della storia dell'arte... Per non parlare poi delle tavole di Signorelli e Lorenzetti. Una piccola sala che ci fa grandi nel mondo.
E così, una volta assistito a quello che chiamo un miracolo dell'uomo, ci avventuriamo nel paese; le tonalità di colori sono maledettamente e magnificamente sporche e, come se la stessa natura le avesse unite fra loro, si mischiano al verde anch'esso non pulito delle persiane, alternandosi ogni tanto al bianco e nero delle insegne dei tabacchi e a quelle invece in stile antico dei ristoranti e trattorie. Gli archi a tutto sesto creano irregolarità con i portoni rettangolari pittati di marrone poco candido, e, come se non bastasse, ognuno di questi elementi è segnato dal tempo, come si denota dalle crepe sui muri o sotto le tettoie. La vista è magnifica, ma è nulla in confronto alle tappe successive.
La visita di Cortona ci ha stimolato l'appetito; una volta seduti a riposare attorno a un tavolino all'ombra, alquanto affamati, abbiamo proceduto con le ordinazioni: 3 bistecche fiorentine. Nell'impeto della fame le insalate, che sarebbero dovute servire da contorno, son state divorate in pochi minuti. Satolli, ci siamo indirizzati verso la macchina, e, una volta lasciato salutato lo zio alla stazione, abbiamo iniziato il viaggio padre-figlio.
Il territorio e il paesaggio durante il viaggio si facevano sempre più brulli e desertici.
Montepulciano è stata la prima tappa. L'entrata immette nel primo vicolo, il quale è caratterizzato dai tipici elementi dei borghi: le differenti altezze dei tetti, la disarmonia armonica delle sfumature di colore, l'alternanza delle persiane chiuse e aperte rigorosamente marrone terra o verde erba. Giungiamo poi nella zona più trafficata, in cui è possibile degustare vini e prodotti locali. Alle finestre sono appese le bandiere delle diverse contrade, cosa che fa parte della cultura senese. La vista ci propone ettari ed ettari di campi coltivati e il verde con le sue svariate sfumature si incontra con giallo del grano, i cui campi sono resi ancor più interessanti dalla sinuosità delle curve non regolari che si estendono su tutta la superficie. E nella magnificenza del paesaggio, proprio in mezzo alla natura, sotto la città, sorge la chiesa di S.Biagio, a croce greca e coronata da un'alta cupola.
Dopo pochi chilometri, eccoci a Pienza (che la guida del Touring definisce come "città ideale" dell'urbanistica rinascimentale) di fronte al Palazzo comunale. Il colore marrone chiaro dei mattoni si armonizza completamente con il cielo azzurro-blu di sfondo e la perfezione geometrica e architettonica dell'edificio riesce comunque a inserirsi in un contesto irregolare. L'odore di pecorino ci attira vicino ai locali che vendono prodotti gastronomici del luogo (ma noi, muniti di paraocchi, passiamo avanti). Dalla Piazza Pio II ci è possibile osservare la facciata della Cattedrale, tripartita da arcate e sovrastata da un timpano. In questo caso anche il bianco panna sporco della facciata crea un tutt'uno con lo sfondo chiaro che si sfuma pian piano.
Una volta di nuovo in macchina, non posso non fermarmi per ammirare un paesaggio tanto meraviglioso: una stradina, segnata dalle orme di pneumatici, è avvolta a destra da un campo concimato e a sinistra da una distesa che racchiude in sé centinaia di marroni diversi. Se attraversata a piedi o anche solo seguita con lo sguardo, porta a una villetta molto semplice costruita con mattoni gialli scuri e le persiane hanno il tipico colore senese, il verde, che fa pendant con una fila singola di favolosi cipressi, i quali sono di differente altezza e coprono e scoprono a intervalli irregolari ciò che vi è alle loro spalle.
Passati per Buonconvento arriviamo all'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, è raggiungibile da due stradine, entrambe ripide, avvolte da cipressi e querce molto alti. E, una volta usciti da questi sentieri che sembrano quasi ambienti montani, ci si trova davanti alla chiesa quattrocentesca, costruita mattoncini del colore tipico delle Abbazie.
I campi che troviamo fra l'Abbazia e Asciano e fra Asciano e Siena - la cosiddette "Crete"- sono brulli, desertici, incurvati, con dossi come sabbia, e la luce che batte sopra di essi li rende ancor più lucenti e morbidi, come se ci si potesse sprofondare dentro.
Alcune stradine sterrate, strette e sconnesse, sono delimitate da una serie quasi infinita di cipressi (quest'immagine mi ricorda molto la strada alberata che porta alla villa nel film "Il Gladiatore") e le vaste distese di grano ai lati sono tagliate da linee quasi perfette che si arrampicano sulle dune e formano giochi di ombre e di chiaroscuro straordinari da vedere.
In un solo scorcio è possibile avere di fronte a sé una gamma incredibile di colori: l'ombra li attenua e l'occhio si abitua così alla vista di un dipinto, che si estende divenendo scuro un po' alla volta e di tanto in tanto viene squartato romanticamente da una linea di cespugli bassi. Le dune che pian piano si vanno a innalzare con sensualità, mostrano nell'oscurità la loro faccia nascosta, fino a che il terreno non si smorza nel momento in cui il nostro sguardo è arrivato all'apice dell'emotività causata dalla vista di tale bellezza, un punto d'arrivo della ragione e dell'istinto umano che portano alla ricerca continua (ed unica nel suo genere) del bello.
Dopo la vista di un paesaggio del genere, l'animo ne viene in qualche modo dolcemente colpito e toccato, a tal punto che ognuno di noi entra in una nuova ottica e inizia ad apprezzare la semplicità che si cela (o che a volte è fin troppo visibile) all'interno di ogni elemento (naturale oppure artificiale), cosicchè, in modo a volte voluto, altre volte invece spinti dal subconscio, siamo spinti alla continua ricerca del senso della vita in queste semplici cose. Tutto ciò senza soluzione di continuità.
Chiusa questa parentesi filosofica, riprendo la descrizione del viaggio.
Ed ecco così che giungiamo a Siena verso le 8 di sera e subito vengo colpito dall'armonia contorta che i palazzi creano, anch'essi di diverse altezze, colorate di varie "carnagioni", vissute, è quasi come se i mattoni fossero incastonati attorno alle verdi persiane che risaltano al primo sguardo, e non il contrario. Torrioni medievali rosati si spalleggiano fra i tetti marroncini spioventi.
Si è fatto scuro; il babbo mi dice di chiudere gli occhi, li riapro pochi secondi al suo "aprili adesso". Di fronte a me una visione visione paradisiaca: sono in Piazza del Campo e ho davanti il Palazzo Pubblico. Nella sua regolarità delle forme è geometricamente perfetto... poi basta indirizzare lo sguardo alla torre e ogni idea di perfezione sparisce e si rimane incantanti dinanzi alla disarmonia che viene a crearsi nella nostra mente. Il semicerchio alle mie spalle è un alternarsi di palazzi rinascimentali e gotici (nel medesimo stile del Palazzo Pubblico) e tutta la piazza è inclinata verso un unico punto, come un enorme scivolo sensibile alla bellezza che lo circonda. Tra la piazza e gli edifici vi sono svariati ristoranti e in questi giorni i tavolini poggiano sulla terra preparata appositamente per il Palio (che si terrà tra quattro giorni). E così, entrambi affascinati davanti a questo luogo fantastico, ci godiamo una birra fresca seduti sulle gradinate su cui si siederanno le persone per assistere alla corsa ippica.
La luna fa capolino fra i tetti sgangherati che mi ricordano molto la Parigi romantica jazzistica degli Aristogatti; e come è presente un crescendo dell'altezza dei tetti, vi è nel contempo un climax sentimentale.
Altro luogo imponente che ha fatto la storia e la fa tutt'ora è la sede del Monte Paschi di Siena ("la Banca!"). Le illuminazioni ben disposte riescono a dare maggior potenza ai colori grigiastri e gialli dei muri.
Dopo una notte passata a non dormire, afflitto dal caldo e dal letto scomodo, e una colazione che più triste non si può, usciamo dall'albergo alle 9. Il babbo mi mostra la scuola di perfezione musicale, nella quale insegnano i migliori musicisti al mondo; il cortiletto interno accessibile a tutti è una piccola chicca, abbellito da un pozzo di marmo che si differenzia dal colore roseo dei mattoncini sovrastati alcune volte da tetti spioventi, altre volte da figure geometriche tipiche del mondo medioevale, altre volte ancora da piccoli camini.
E' poi la volta del Duomo. A esser sincero preferisco la parte laterale, rispetto alla facciata centrale, che trovo molto pomposa (il cosiddetto "gotico fiorito"). La torre alterna mattoni bianchi a mattoni verdi acqua e le colonne crescono da una a cinque, mantenendo sempre grande ordine. Questo innalzarsi al cielo ricorda molto la volontà di avvicinarsi il più possibile a dio e le finestre anch'esse gotiche slanciano verticalmente l'intero edificio. L'ombra su questo tipo di marmo e su queste tonalità di colori, crea una sorta di bassorilievo, come se una parte della chiesa fosse un po' più in fuori. Guardando il Duomo dal basso verso l'alto dalle scale che scondono verso il Battistero, l'effetto ottico che viene a crearsi è quello di un grande slancio verso il cielo, quasi a formare una sola figura con esso.
Insomma, dopo aver visto Siena si rimane sconvolti dalla bellezza del suo insieme e dei singoli elementi.
Dopo poco ci fermiano a Monteriggioni, piccolo borgo circondato da una cerchia muraria che dà l'idea di una fortezza, mentre le soffici nuvole accarezzano il campanile in pietre grige e rossastre della chiesa. Sosta per i pellegrini, accoglie le persone con una semplicità unica.
Infine, come ultima tappa, eccoci a San Gimignano. Il paesaggio racchiude tutto quanto visto in precedenza. E' un collage di colture, culture, storia, amore, bellezza estetica e interiore. L'uomo, in centinaia di anni, ha antropizzato la natura, riuscendo a utilizzarla sia per ricavarne prodotti, sia per donare alla comunità una natura esteticamente splendida. Ulivi, viti, cespugli, cipressi, campi di grano, dune sinuose e querce convivono fra loro e creano un paesaggio indescrivibile.
L'interno è un borgo: archi, lampioni antichi, persiane e i tetti come sempre uno più alto, uno più basso. Lo sguardo non focalizza mai su un singolo elemento, poiché non è possibile dare giudizi... l'insieme è perfettamente disarmonico ed è imperferzione dell'armonia. Ogni vicolo, ogni piazza, ogni luogo di questo paese è sempre differente a seconda dalla posizione da cui si guarda. E' come se fosse un borgo diverso per ogni angolazione. Bisognerebbe trovare un aggettivo per ogni singolo mattone, ogni singola persiana, ogni singolo tetto e così via.
San Gimignano andrebbe percorsa sui tetti, e credo proprio che dopo un'esperienza del genere cambierebbero molte altre vedute.
All'ora di pranzo mangiamo in un ristorante molto piccolo. Per il babbo un risotto alle erbe aromatiche che fa esplodere in bocca i sapori della terra, delle spezie, del luogo e di qualcosa che non è nella lista delle cose commestibili ma che è nelle nostre menti, per me un'ottimo maiale grigliato con olio che si scioglie in bocca. (anche il cibo ha la sua filosofia).
Finito il pranzo e finito un ultimo giro ci rimettiamo in macchina per tornare dai nonni a Marina di Pietrasanta.
In questo diario non ho raccontato tutto, perché sarebbe stato impossibile farlo e non sarei riuscito a descrivere tutte le emozioni provate durante quest'avventura col babbo.
Però la cosa che posso dire e di cui sono sicuro è che "gite" di questo tipo fanno bene alla mente e al cuore. Danno voglia di conoscere, di scoprire, di viaggiare, di addentrarsi nei vicoli, di camminare pian piano nelle chiese, di visitare musei... e poi si rimane di stucco di fronte a paesaggi magnifici, ci si inizia a innamorare della semplicità delle cose e si entra in mondo non accessibile a tutti... l'importante è aver voglia di fare e di girare con le persone giuste, come in questo caso il babbo!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

mmmm...
eccolo
il tanto atteso scritto
e son la prima a leggerlo (alèèè) ovviamente dopo lo spettabile sig. bogliari (ma senza il suo parere non si va da nessuna parte)
be non è facile scriverti un commento senza ricadere nella tanto temuta pessimità, o stile tipina-che-ci-prova-con-te-e-ti-fa-complimenti-a-caso-pur-non-capendo-1-cazzo-della-vita [ovviamente non il mio caso haha] oppure stile ti-faccio-pessimi-commenti-poetici-con-arroganza-perchè-sono-1-poetessa-maledetta-baudelaire-dei-poveri-cioè-quanto-me-la-meno..non so se mi spiego. boh tanto un po di roba te l'ho già detta al telefono,poi zio lo sai che io non sono la donna dei superlativi e che tutta la mia ammirazione te la comunico in modi piu sottili..(cheddddonnamisteriosa)
comunque va be lo scrivo qua sotto gli occhi di tutti gli alexeidos fan (haha)giusto per fare scena:
sei un ometto più unico che raro e ne son convinta ogni giorno di più..non so quanti ometti come te ci siano in giro
per il resto veri veri nais, anzi belisimo (sempre basho-style,ormai si capisce),stile armonioso(quantomelameno),osservazioni belle,originali,si vede che non sei un rincoglionito e anzi sei un fringuelletto di cultura discreta..bravo giacomino.
qualche frase da commentare..

FRASI MOLTO PECKAGING X CUI TI STIMO TROPPO:

"Una piccola sala che ci fa grandi nel mondo." (greeeende)
"Le dune che pian piano si vanno a innalzare con sensualità, mostrano nell'oscurità la loro faccia nascosta"
"La luna fa capolino fra i tetti sgangherati che mi ricordano molto la Parigi romantica jazzistica degli Aristogatti" (anche se son constretta a confessare la mia ignoranza:non ho visto gli aristogatti)
"San Gimignano andrebbe percorsa sui tetti, e credo proprio che dopo un'esperienza del genere cambierebbero molte altre vedute." (ma quante ne sai?)

FRASI X CUI TI RIEMPIREI DI BOTTE (haha ci stanno anche queste):

"Satolli" (Scuuusi?poi son arcaica io)
"sui quali piccoli volatili trovan pace e serenità." (hahahah)

FRASI X CUI TI STIMO PERCHè METTI GIù BENE DELLE COSE TIPICHE CHE MI RICORDO DI AVER NOTATO E DIMOSTRANO CHE SEI UN FRINGUELLETTO SVEGLIO:

"L'uomo, in centinaia di anni, ha antropizzato la natura, riuscendo a utilizzarla sia per ricavarne prodotti, sia per donare alla comunità una natura esteticamente splendida." (questa è anche molto peckaging - non so se mi spiego)
"Lo sguardo non focalizza mai su un singolo elemento, poiché non è possibile dare giudizi... " (idolo)

COMMENTI A CASO:

"come in questo caso il babbo!" (W il signor bogliari!iuppiiii)

be direi che detto questo ti ho asciugato abbastanza.no serio mi piacque assai.devo concludere che non sei cosi stupido come sembri?(hohoho)ma vaaaa..sei piu che stupido. ah e poi al prossimo viaggetto artistico-intellettualoide-poetico-ggggiovane porti anche me..sia ben chiaro. (faccia della paura)
dai ci sentiam dopo amore
un bacetto intellettualoso
p.s. ah poi ti devo far leggere una roba su cui sto lavorando (ohiea)
p.p.s. cazzo per quanto cercassi non ho trovato errori di italiano da rinfacciarti come piccola vendetta (hohoho)sei un signorino bogliari maledettamente preciso
p.p.p.s è quasi tutto pronto per il toga party.se ti serve il lenzuolo te lo presto io....pazze risate

alexeidos ha detto...

dal pecorile un commento veramente formidabile. incipit, divisione per punti e categorie e giudizio finale
finalmente un cazzo di commento con i controcabbasisi

questo scritto mi ha dato voglia di scrivere ancora... o comunque di raccontare grazie alle parole ciò che vedo in giro nel modo più immaginabile possibile. così anche chi non viaggia molto se la può "viaggiare" a modo suo (che giuoco di parole).. del tipo: "cè zio ma che viaggi ti fai?" "me li faccio su alexeidos fratello!"

mmm bella idea dai ci farò una bella pubblicità banner del tipo pecaging come piace tanto dire a te

ies ies necst taim aill bring iu vuit mi, dont vuorri

1bacio_che_sa_di_riso_aromatico

Anonimo ha detto...

credo che siano pochi i turisti che guardano anzi ammirano e analizzano ciò che vedono nei loro viaggi,come fai tu..e per questo mi hai colpito..
di solito li vedi distratti scattare una foto svogliata magari a qualcosa che nel tempo ha fatto la storia...non mettono nemmeno a fuoco..la fanno giusto perchè a casa vedano i posti di cui si dimenticheranno poco tempo dopo..
Ammiri la semplicità che nella tua mente poi diventa contorta e piena di colori..
mi hai portato alla testa i profumi di cibo di case e di gente che hai visto...direttamente qui...dove sono ora...appollaiata sulla mia sedia arancione con i buchi..
forse nei pochi anni che ho,la cosa che ho imparato e dai cui non voglio staccarmi è di mettere sempre a Fuoco...ogni cosa che facciamo...
come un fotografo fa con i suoi soggetti e come uno scrittore fa con i suoi personaggi e le sue storie...
cogli sempre tutto..
tutto quello che è semplice...
e fidati che raccontando di ciò che è semplice stupirai sempre tutti...xk sono in troppi a non conoscere la semplicita!
ti voglio bene davvero!
gnagna

alexeidos ha detto...

ehi cavoli che bel commento =)
eh già, credo che la bellezza per quanto soggettiva o oggettiva, sia da ammirare nella sua semplicità e nelle sue varianti; è stupefacente come riesca a trasformarsi ogni volta e, ogni volta mutata, di come riesca a essere amata.
una volta assaggiato un piatto è bello farne rivivere il sapore e l'odore, una volta memorizzato un paesaggio è fantastico descriverlo dettagliatamente affinchè la menti si trasporti lì
è una visione dei singoli e dell'insieme nella loro semplicità che si sta perdendo sempre di più, purtoppo.

grazie del commento =)
1bacio

Anonimo ha detto...

Ho letto il tuo diario, complimenti e non sono banale. Hai una scrittura molto "visiva", dove cogli la concretezza dei paesaggi, urbani o naturali che siano, e in tal modo trasformi i paesaggi urbani in naturali (così armonizzati con l'ambiente come sono) e di quelli naturali metti in evidenza la costante opera dell'uomo.
Il paesaggio del "Gladiatore" è toscano e forse proprio uno di quelli che avete visto tu e il tu' babbo.
Caro Alex,insisto sulla qualità della tua scrittura che entra a fondo nei dettagli con estrema nitidezza. Questo non ti "condannerà" certo a un futuro di scrittore, ma mostra una intelligenza acuta che vuole penetrare le cose, che ha capito che "nella superficie è la profondità", e che dalla fisicità delle cose e delle persone bisogna partire.
Bella l'immagine dei tetti disuguali, quasi studiati in una disarmonia armonica che sembra voluta (e in effetti lo è in fin dei conti), ognuno che guarda il vicino e ognuno che si fa guardare, ognuno come gli altri e insieme diverso.

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