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lunedì 22 dicembre 2008

Marketing e musica/ Dopo il concerto di Natale alla Camera, Giovanni Allevi è pronto per Sanremo

In principio fu Pavarotti. Poi venne (e viene) il tempo di Bocelli. Adesso cominciamo a vedere gli albori dell'era Allevi. Cosa hanno in comunque questi tre musicisti? Non di essere i più bravi, i migliori nei rispettivi generi, ma i più noti, i più acclamati dal grande pubblico. Big Luciano è stato un ottimo tenore, dal repertorio limitato (se qualcuno gli avesse chiesto chi erano Mozart, Rossini e Wagner, avrebbe alzato gli occhi al cielo con aria interrogativa), che a un certo punto della carriera fece il salto dall'opera - genere di nicchia - al melting pop disegnatogli addosso da abili strateghi di marketing: da allora per le platee di tutto il mondo divenne il tenore più “grande”, in tutti i sensi. Grandezza del marketing (sia detto senza ironia): decine di tenori sono stati migliori di Pavarotti, ma essendo rimasti chiusi nei teatri con i loro loggionisti non hanno avuto la fortuna – soprattutto economica – di accendere il cuore delle folle negli stadi. Eccezion fatta per l'unico caso in cui la grandezza artistica coincide con il successo di massa: Placido Domingo.

Poi arrivò Bocelli, voce da tenorino leggero, gradevole cantante di romanze e canzoni sotto un balcone al chiaro di luna, un handicap importante insieme a una bella presenza estetica; anche qui geniali strateghi ne hanno fatto un prodotto di successo planetario. Successo che non presenta segni di debolezza, gestito con la stessa lucidità con cui i top manager di Cola-Cola o McDonalds gestiscono i loro brand. Prodotti di largo consumo e facile consumazione.

Ultimo viene Allevi, esploso da due-tre anni, e sabato consacrato dall'eshtabliment politico-istituzionale con il concerto di Natale alla Camera. Il presidente Schifani che lo nomina emblema dell'innovazione e simbolo del futuro fa un certo senso. Di innovazione musicale nel giovane e riccioluto marchigiano ce n'è quanto sangue in un rapanello: un abile mix di neomelodico orecchiabile, ritmato, colorato, allegro, di pronta beva, accompagnato da una gestualità simil-goffa.

Corposo come un Novello di fronte a un Brunello, un Barolo, un Nero d'Avola, un Negroamaro. Se lui è innovatore i Beatles allora cosa erano? Lo abbiamo ascoltato dal vivo pochi giorni fa al teatro Dal Verme di Milano e ne abbiamo ricavato la sensazione che, se si rimettesse a studiare, avendo il coraggio di prendersi un periodo sabbatico, potrebbe diventare un ottimo compositore di musica da film. Alcuni brani orchestrali da lui eseguiti avevano il colore e il ritmo tipici di certe pellicole americane anni '50. E anche qui non c'è alcuna ironia: la musica da film è un genere nobile: Nino Rota e Ennio Morricone sono musicisti con la M maiuscola. Ma il giovin Allevi non si prenderà neanche una settimana sabbatica: batte il ferro finché è caldo. Prossima destinazione, magari, Sanremo. Chi è quel pazzo che rinuncia al successo? E poi, che palle questi critici...

di Francesco Bogliari


fonte affaritaliani.it - link: http://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/marketing-musica221208.html

3 commenti:

Anonimo ha detto...

quoto pienamente

Anonimo ha detto...

nella mia ignoranza...
bello!

Anonimo ha detto...

Lui e Einaudi, i Britney Spears dell'élite borgheso/accademica.
Le persone con un minimo di zucca (e senso musicale) si rivolgano ad altre campane... Jarrett, Petrucciani, Corea, Hancock, ce n'è per tutti anche rimanendo tra i pianisti.

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