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mercoledì 28 aprile 2010

La pericolosa realtà della ‘’Street Parade Politica’’

Il 25 aprile, l’intera realtà antifascista milanese si è unita sotto un unico ideale: commemorare lo stesso giorno che, 65 anni fa, vide la lotta partigiana scacciare gli invasori tedeschi e porre fine al regime fascista, che da tempo (con una politica basata sul terrore, sulla censura e sul razzismo) opprimeva gli stessi italiani che dichiarava di aiutare. Con un corteo fatto di migliaia di persone, tra kefie, bandiere e inni, Milano ha voluto rendere omaggio ai suoi liberatori e ricordare che gli stessi ideali di libertà che mossero le lotte contro i regimi e le loro sfumature (di cui in Italia, attualmente, sentiamo spesso parlare) vivono tutt’ora. Ma è stato veramente così per tutti? Da anni una nuova realtà sembra aver preso piede: quella della manifestazione ‘’comoda’’, fatta di musica a palla, birra e balli dietro a un furgone, e che (nella maggior parte dei casi) non lascia il minimo spazio a una riflessione reale e consapevole del perché si scende in piazza. E ciò diventa preoccupante: la stessa protesta diventa un momento di svago, dove non sono le idee ad essere poste in primo piano, ma il divertimento dei partecipanti. Di fatto, ieri, si è visto come questo modus operandi non sempre risulti produttivo: infatti, un gruppo di questi pseudo-manifestanti è riuscito ad arrivare sotto il palco in Piazza Duomo (dove, tradizionalmente, vengono ascoltati i partigiani e le cariche amministrative del momento) e i loro fischi e le loro grida di disapprovazione non hanno risparmiato nessuno. Se, infatti, il presidente della provincia Guido Podestà e il sindaco Letizia Moratti non sono riusciti a tenere il loro discorso, lo stesso è stato per Carlo Smuraglia (presidente dell’ ANPI) e per un cassintegrato dell’ ex Eutelia, di cui neppure le lacrime sono riuscite a fermare i cori. E questo non è un evento isolato. Una situazione simile si è già verificata il 12 dicembre 2009, quando la manifestazione in ricordo dei caduti di Piazza Fontana è stata ‘’trasformata’’ in un No Gelmini Day, nome che di sicuro sembrerebbe più adatto al tipo di iniziativa che veniva proposta: quella con bibite, musica e sballo per tutto il tragitto. Ovviamente, i colpevoli devono essere cercati in un raggio più ampio: se, infatti, le forze dell’ordine sono malviste dai centri sociali (in quanto, nella maggior parte dei casi, sempre disposte a frenare un qualsiasi tipo di protesta per il benessere dei potenti), il loro compito è e rimane quello di garantire l’ordine in qualsiasi situazione e, a questo proposito, potrebbe non risultare un caso l’arrivo incontrastato ieri di un gruppo giovanile sotto il palco di una manifestazione dove si trovava gran parte dei sostenitori dell’opposizione, allo scopo di disturbarne il corso. Tra l’altro, questi, e altri, eventi vergognosi sono ciò che la maggior parte dell’opinione pubblica aspetta; e infatti, appena si verificano, tutte le persone in protesta vengono inglobate nell’insieme rappresentato dall’ignoranza e dalla (eccessiva) voglia di divertirsi, senza nessuno riguardo verso cosa significhi scendere in piazza o sventolare una bandiera rossa. E ciò che ne risente è tutto il percorso che si sta cercando di creare per contrastare i modi arroganti e la vergognosa politica di un governo fatto di nuovi fascisti e vecchi sistemi.
Per questo, ognuno di noi deve sentirsi direttamente responsabile della sua scelta in manifestazione: da un lato quella divertente, dall’altro quella moderata che, oltre al divertimento, mira alla presa di responsabilità e alla consapevolezza necessarie a dare un vero motivo alla stessa manifestazione.

Gabriel De Paris

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