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lunedì 9 novembre 2009

Sicurezza economica e diritti sociali nell'ambiente di lavoro

Vi propongo un testo scritto per scuola che riguarda la sicurezza sul lavoro, la sua evoluzione, i diritti sociali e i dati economo-sociali degli ultimi anni.


Nel lavoro sono necessari controlli di sicurezza e rispetto dei diritti sociali sul luogo di lavoro. Il lavoro però, sebbene sia un diritto di tutti, deve essere scelto e svolto secondo le proprie capacità, limiti e aspettative, per non incorrere in una discrasia fra domanda e offerta di lavoro, dal momento che una fetta sempre maggiore di popolazione mira a lavori alti, pur non avendo sempre le competenze atte al tipo di lavoro scelto.

Questo sogno e mito della carriera prestigiosa nasce e si sviluppa come disprezzo per i lavori manuali, che, come scrive Mosse, vengono associati ad un'idea di schiavitù, che è andata a diminuire con il cristianesimo e molti secoli dopo a estinguersi con i movimenti operai.

Negli ultimi decenni una percentuale sempre maggiore di persone ha mirato al lavoro autonomo e non subordinato, poiché desidera gestire e comandare, senza ricevere ordini. Ciò però ha portato svariate volte alla chiusura, alla banca rotta di attività perché non gestite adeguatamente: danno alla singola persona fisico-giuridica e all'economia stessa. Non tutte le persone infatti hanno un'abilità gestionale e imprenditoriale tale da poter aprire una propria attività, e sono così “costrette” a lavorare per conto di un datore di lavoro. Chi lavora in modo subordinato però non è sempre tutelato, a volte lavora in nero senza assicurazione e copertura medica, come si evince dal rapporto ISFOL 2007 sul precariato italiano, tema delicato sul quale non vi è ancora chiarezza e di cui i media parlano relativamente poco, se non nelle notizie di cronaca nera. E così lentamente si stanno creando due estremi: i disoccupati o coloro che lavorano per la sopravvivenza e i workholic, figli di una società frenetica, “drogati” del lavoro.

In più l'art.1 della Costituzione ci insegna che il lavoro, su cui si fonda la nostra Repubblica, è fonte di produzione e vendita di servizi fra persone fisiche ed è quindi materia importante che riguarda tutti, poiché è il fondamento della società e dell'economia. Però ci si impegna poco per renderlo stabile e definirlo definitivamente un diritto: 10 lavoratori su 100 sono precari, una percentuale alta lavora in nero, i diritti sociali all'interno dell'ambiente di lavoro sono per molte aziende semplici formalità di cui non tener conto. Quando invece il lavoro c'è, il 20% degli occupati ritiene di svolgere lavori non consoni alla propria preparazione e ne deriva un forte scoraggiamento. Si pensi a giovani che, anche se preparati e con ottime competenze, sono costretti a lavorare nei callcenter, come racconta il regista Paolo Virzì nel film “Tutta la vita davanti”. A volte però i datori di lavoro commissionano appositamente lavori di basso livello affinché il lavoratore si licenzi da solo senza dover così pagare alcune spese di licenziamento: è questa la moda alquanto frequente del mobbing. Tuttavia il lavoro e la sua storia, scrive Dal Pane in Storia del lavoro in Italia "si incrociano con l'antropologia storica" che ha portato sì a una pluralizzazione che offre opportunità maggiori, ma anche un degrado morale e deontologico: pur di risparmiare non si guarda in faccia nessuno. E allora per fronteggiare il problema, in politica al momento chi vuole occuparsi del lavoro è Bersani, segretario del PD, che afferma di voler riportare la politica ai fondamenti, abbattendo il muro di gomma creatosi fra sistema politico, media e condizioni reali. E così è nel contempo facile e difficile trovare le cause dei problemi sulla sicurezza sul lavoro e sulla produttività. E' facile poiché le cause sono le stesse da sempre ma il sistema non permette di annientarle; i datori di lavoro risparmiano sulla sicurezza e sulla manodopera, chi si occupa dei controlli non li effettua e chi ci rimette sono i lavoratori non sempre regolarizzati.

A mio parere, per risolvere la situazione, ognuno dovrebbe conoscere i propri limiti e specializzarsi nel campo più adatto alle proprie capacità o magari cercando lavoro fra i mestieri che negli ultimi anni sono stati snobbati e messi in secondo piano; a livello burocratico, politico e sociale va invece attuato un piano di sicurezza e protezione sul lavoro, che però venga mantenuto e controllato minuziosamente, così da regolarizzare ogni lavoratore per il bene dell'economia e della società.

1 commento:

Alessandro Lanzani ha detto...

dear brother
i am very proud about your friendship
it 's very rare actually to find a young men envolved in politycs ethycs and and i do really appreciate

l'impostazione la condivido completamente forse è proprio su questo che mi sto sbattendo da una vita
ciao
alessandro

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